Scena IV

La vergine Maria, con una veste azzurra a strascico e senza cintura, veniva avanti con noncuranza.
Un piccione bianco, lo Spirito Santo, appollaiato sulle sue spalle tubava e le sfiorava amorevolmente le guance e il collo.Dietro veniva san Giuseppe; due corna gigantesche dalle numerose ramificazioni, gli ornavano la fronte. Le corna, all’inizio, intristivano il buon Giuseppe; ma dietro suggerimento della sua fedele compagna, egli consultò un giovane dottore e si acquietò lo spirito; gli fu detto che le corna testimoniavano una superiorità; cominciò ad amarle, osservò che le attenzioni di Maria aumentavano assieme alla loro crescita; finì per considerarle come la cosa più preziosa del Paradiso.
La vista del terzetto fece sorridere il Papa.
- Santa Vergine, madre mia – disse Gesù, - portaci qui lo Spirito Santo, mio padre secondo la carne.
- E tu, Piccione, che rappresenti lo spirito della famiglia, consiglia Pio IX.
- Quanto a spirito, chiedete a Gay-Lussac se ne ho, non di vino, ma divino, e ancora...
- Ormai è finito – interruppe il Papa.
- Mai; io dico 60 barzellette all’ora, 1440 in ventiquattrore. Bisogna avere la sfrontatezza di un commissario per negare la mia divinità?
Maria si beava delle parole del suo piccione; ma Pio IX imprecava tra sé:
- Che famiglia! Il più intelligente è tonto. Se per disgrazia gli uomini sapessero quel che avviene in cielo... Che collezione di idioti!
- Pio IX mi propone di ritornare sulla terra – fece Gesù. –
Se mai ci cascassi di nuovo, licenzio il mio serraglio, metto la testa a posto e mi sposo... Ma tu, tu non hai nulla da rimproverare agli uomini e ancor meno alle donne, tu potresti soddisfare il povero vecchio. Tu sai volare; e in caso di bisogno, le tue ali ti trarrebbero d’impaccio.
- Birbante di un Pio IX, sei nei guai e vorresti organizzare con me un monte di pietà per pelare devotamente i credenti devoti; vuoi dunque farmi diventare un Pio ladro, vecchio Pio furbo?
E il sacro piccione, tutto borioso, gonfiava il petto, allungava la coda, indifferente ai dolci sguardi dell’amorevole Maria.
- Bene, acconsento a ridiscendere sulla terra; ma prima devo fare la mia professione di fede.
Lo Spirito Santo s’appollaiò su uno dei corni di San Giuseppe; dopo aver tossito e tossito ancora per schiarirsi la voce, così si espresse:
- Io sono membro della Trinità; ma non sono ammuffito come Dio, né scervellato come mio figlio Gesù. Dichiaro dinanzi a tutto il Paradiso che io sono per il progresso progressivo, per la perfettibilità perfettibile degli uomini e degli dei; sono per la ferrovia; condanno i carri trainati dai buoi maestosi come dagli accademici; sono per la luce elettrica, condanno le candele che appestano; sono per i rasoi inglesi che radono senza scorticare; sono per l’Internazionale, il Comunismo... Ah, ma no! Mi è scappata! Capite, quando si hanno tante idee che si accavallano ci s’imbroglia. Dunque, io sono per Cristoforo Colombo; sono per la Repubblica federale, parlamentare, libertaria, decentralizzatrice. Tutto considerato, la Trinità è una Repubblica federale, ugualitaria, l’ideale della Repubblica. Seguite bene il mio ragionamento: Gesù, benché idiota, è dio; Dio, benché arrabbiato, è dio; io, benché Spirito puro, io sono dio, tutti dei uguali e federati. Quindi...
- Ma è indecente che un piccione pronunci simili enormità! – esclamò il Papa.
- Caro Spirito Santo, – riprese Giuseppe - se parti per la crosta terrestre, chi consolerà la mia inconsolabile sposa? Chi le terrà compagnia nelle notti d’insonnia, quando lascia il nostro talamo per piangere e pregare?
- Maria andrà a trovare il giovane dottore che ti ha consolato, buon Giuseppe – fece lo Spirito Santo; - lui la calmerà con delle gocce cornificanti... Cura bene tua moglie, presto sarà madre.
- Madre? Ancora? – gridò San Giuseppe. – Ah, stavolta non riconosco il bastardo. Io non c’entro niente, neanche per le orecchie. Ne ho abbastanza di paternizzare i figli della mia sposa. Maria respinge le mie carezze per conservare la sua verginità e figlia più di un coniglio.
- Giuseppe, non far tanto chiasso: che te ne importa di un figlio in più, dato che sono io a mantenere tutti e ad aprirti un conto ogni nuovo parto della tua cara metà. Sono io, lo Spirito Santo, a fecondare Maria; ma lei rimane
vergine, pur se incinta e rimarrà vergine anche dopo il parto. È un mistero che va oltre la tua intelligenza. Forse lo capirai quando le tue corna avranno dieci metri... Su, andiamo! Un sacro zelo mi riempie il petto; voglio convertire gli uomini, inoculare in loro l’amore della libertà, del libero scambio, del credito gratuito e insegnare loro l’uso degli impermeabili inglesi.
- Occorrerà imbavagliare questo pazzo - mormorò il Papa. – Intanto, mi tappo le orecchie con del cotone.Maria piangeva, Giuseppe rideva, sentendo le corna crescere.
Il Santo Padre e lo Spirito Santo, arrivati alla porta del paradiso, chiesero di uscire.
- Dove vai, Spirito Santo? –chiese San Pietro.
- Sulla terra.
- E bravo furbo. La caccia è aperta e potresti beccarti un po’ di piombo nel didietro.
- Accidenti! Accidentaccio! È vero! Papa infallibile, – continuò quello con la sua voce più profonda – ho mansioni importanti da svolgere; non posso esporre la mia vita come un semplice piccione. Questi miscredenti di uomini non adorano che il loro stomaco, sarebbero capaci di spararmi addosso, spennarmi e passarmi alla griglia. E che ne sarebbe della Trinità se io, la sua intelligenza, fossi cucinato al burro. E la vergine Maria, disgraziata! Vecchio, sacre mansioni pubbliche e private mi legano alla riva del Paradiso. Che disgrazia! Mi piacerebbe tanto sacrificarmi per istituire tra gli uomini ’autonomia comunale e la Repubblica parlamentare e maltusiana. Addio!
E il piccione se ne volò via come un fulmine.
- Ma chi diavolo sei tu? – chiese il portinaio.
- Sono il tuo successore, Pietro, non faresti nulla per me?
- Tu sei Pio IX, il ladro? Sei quello che ha sfruttato il mio nome per incassare delle rendite; ti intaschi il denaro di San Pietro e non mi dai il becco d’un quattrino. Vattene di qua, canaglia!
E con un calcio San Pietro scagliò il Santo Padre sulla terra.

In una sala del Vaticano, due vecchi, uno vestito di bianco, l’altro vestito di rosso, parlavano. Il vecchio in bianco gemeva e piangeva. Il vecchio in rosso, agitato dall’ira, urlò:
- Il nostro regno è finito. Maledetti siano gli uomini!
Una voce possente risuonò nell’aria; era la voce di Pan, la voce della natura; diceva:
- I cieli sono vuoti!