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Poiché i dati sui quali ci basiamo sono abbastanza chiari, abbiamo tentato di definire la nostra posizione personale. Caillois ha parlato di neo-organicismo e di biologismo. Mi sono espresso, è vero, senza accettare una definizione troppo rigida, nello stesso senso di Caillois. Siamo comunque concordi, seguendo Durkheim, nel vedere nel fatto sociale ben altro che una somma delle azioni individuali. Personalmente, nel corso delle numerose conferenze di cui sono stato spinto a prendermi la responsabilità, ho tentato di rappresentare la società come un campo di forze il cui passaggio può, è vero, essere scoperto in noi, ma di forze in ogni caso esterne ai bisogni e alla volontà cosciente di ogni individuo. Ho insistito sul fatto che ad ogni grado degli esseri, dall’atomo alla molecola, dalla formazione polimolecolare alla formazione micellare, dalla cellula all’organismo e alla società, le composizioni sono diverse dalla somma dei componenti, in quanto un movimento d’insieme le riunisce. È questo movimento d’insieme e solo questo, che scompare con la nostra morte. Se mi si seguisse, non ci sarebbe più motivo di parlare della vita come di un inizio. Non ci sarebbe senso neanche a porre questa forma di vita, ad esempio la vita umana, sullo stesso piano dei processi molecolari cui pare possibile ridurla. L’esistenza cambierebbe di natura ogni volta che passasse da un piano di composizione al piano di composizione superiore. Questo significa che la molecola composta di atomi è una realtà inconcepibile per uno spirito che non conoscesse che degli atomi, perché la molecola aggiunge agli atomi il movimento d’insieme molecolare. Di grado in grado, di composizione in composizione più complessa, è possibile arrivare alla società e dimostrare che l’operazione che consistesse nel non vedere un fatto sociale esterno agli individui sarebbe altrettanto assurda quanto non vedere [qui s’interrompe il testo della conferenza pubblicato da Le Collège de sociologie, Paris, Gallimard, 1979, it:Il Collegio di Sociologia, Torino, Bollati-Boringhieri, 1991] un fatto molecolare esterno agli atomi. È vero che questo modo di vedere altro non è che la teoria della scienza e non la scienza stessa, ma come trascurare che, sulla strada di questa teoria, la scienza ha trovato un insieme di realizzazioni d’una importanza capitale. In ultima istanza, mi sembrava utile ricordare qui che i più recenti studi sulle micelle – le micelle sono gli insiemi di formazione premolecolare inferiori alle cellule – potrebbero essere sul punto di abbattere il muro che separa il mondo organico dal mondo inorganico, la vita dalla cosiddetta materia inerte. Le micelle, in effetti, sarebbero di peso costante come le molecole o gli atomi, ma si riprodurrebbero come le cellule. Da un capo all’altro delle forme naturali dell’esistenza, gli esseri si produrrebbero quindi come composizione
di elementi più semplici e la sociologia non sarebbe che uno dei capitoli, esattamente il capitolo finale, dell’ontologia composta, dello studio degli esseri composti ai quali si ricondurrebbe lo studio dell’essere – ossia in altri termini la filosofia.