- pubblicato in Brescia, Gennaio 2013-
Quindici racconti inediti dell’autore che in seguito diverrà famoso
(Il tesoro della SierraMadre, Il ponte nella jungla)
col nome di B. Traven,
misteriosa figura dalle molteplici identità,
scritti negli anni in cui faceva l’attore itinerante e il giornalista
nella Germania rivoluzionaria del 1919.
NOTA DEL TRADUTTORE
La maggior parte di questi racconti comparve per la prima volta quando Traven pubblicava un giornale vivace e ribelle contro la guerra, Der Ziegelbrenner, a Monaco. Lasciano intravedere molti dei temi e della filosofia che caratterizzano le sue opere maggiori, come Il Tesoro della Sierra Madre, La nave morta, La rosa bianca, Il ponte nella jungla e altri racconti e novelle che Traven scrisse poi in Messico. La nostra editrice ha già pubblicato, di Traven, alcuni articoli da Der Ziegelbrenner, col titolo Nello Stato più libero del mondo
Traven fece il suo debutto come scrittore nel 1912, sulle pagine della Düsseldorfer Zeitung. Delle storie qui tradotte ‘Mamma Beleke’ fu pubblicata la prima volta nella rivista di Lipsia Reclams Universum, nel luglio 1915. (Una versione abbreviata uscì l’anno dopo in un’antologia di racconti di guerra presso lo stesso editore). ‘Il soldato sconosciuto’ e ‘Nella nebbia’ comparvero nel 1915 e 1916 rispettivamente nel settimanale März (Berlino/Monaco). Reclams Universum accettò ‘Il foulard di seta’ nel 1917, mentre ‘La storia di una monaca’ fu pubblicata sul Westermanns Monatshefte di Brunswick nel 1918.
‘Alla distinta signorina S…’ uscì come volume a sé nel 1916 ed era firmato Richard Maurhut. Fu accreditato come editore Irene Mermet, che era la compagna di Traven durante i suoi anni a Monaco. Le altre storie risalgono al 1919, quando Traven pubblicò una raccolta di pezzi satirici.
RECENSIONI
lunedì 18 febbraio 2013 – Brescia Oggi CULTURA – Pagina 56
PUBBLICAZIONI. Edito dal bresciano Chersi
«I racconti» di Traven
fanno a pezzi Weimar
Grazie alla paziente traduzione dal tedesco dell´editore bresciano Andrea Chersi, i lettori italiani hanno finalmente la possibilità di leggere gli straordinari «Racconti» di Berick Traven (192 pagine, 10 euro), scrittore già noto per l´ampia antologia della rivista anarchica autoprodotta «Der Ziegelbrenner» (letteralmente «Il fornaciaio») che sempre Chersi, intellettuale specializzato nella divulgazione di testi di letteratura e filosofia libertarie, mandò in libreria tredici anni fa con il titolo «Nello stato più libero del mondo».
Pensatore e uomo politico individualista alla Max Stirner, Traven (nato nel 1890 e morto nel 1969) fu tra i dirigenti della repubblica socialista bavarese, esperienza autogestionaria soffocata nel sangue dalla polizia di Berlino. Aristocratico, rivoluzionario, scrittore poliedrico, divenne famoso per il romanzo sociale «Il tesoro della Sierra Madre» del 1927, capolavoro della narrativa! anticapitalista a cui John Huston si ispirò nel 1948 per un film con Humphrey Bogart che fece epoca. I racconti proposti in questo volume furono composti nei difficili anni della prima guerra mondiale e in quelli immediatamente successivi. Fare i conti con la censura tedesca fu uno degli assilli di quel periodo per questo autore, il quale al fine di sfuggirvi fu costretto a inventarsi mille pseudonimi.
La decadenza della Repubblica di Weimar, con le contraddizioni che avrebbero di lì a poco aperto la strada all´ascesa al potere di Hitler, esce a pezzi dalla corrosiva penna di Traven che ha come tratti distintivi la feroce polemica antiborghese, la critica al militarismo allora imperante e, più in generale, la stigmatizzazione dei ruoli dispotici di ogni forma di autorità costituita.
F.Marcolini
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
B. TRAVEN, racconti – CHERSI libri, pagine 190, € 10
E' difficile 'corrodere' la società favoleggiando con la penna, ma Traven, lo scrittore bavarese dei quindici racconti finora inediti in
Italia, freschi di stampa in raccolta per i tipi di chersi-libri, con un titolo che porta il cognome dell'eclettico autore per evidenziarne la
perfetta specularità con le sue storie, lo sa fare con una sorta di 'bon ton' filosofico-politico, un aplomb che è in realtà un laser puntato su tragiche verità. Gli obiettivi si accavallano in una danza orchestrale che incrocia e confonde l'ipocrisia, le teste vuote dei capi, l'arroganza della guerra inutile, l'eroismo fasullo, le capacità individuali manomesse dalle masse, l'amore incompreso, la grande Madre e l'Arte, manomessa anche questa dai critici, dal pubblico e dagli stessi ignari artisti. Nel primo racconto 'La storia di una monaca' protagonista è un convento in cui fantasmi di suore si avvicendano ai letti degli studenti che affittano le stanze in una girandola di rumori, paure e identificazioni con vissuti di tempi diversi. Il terrore notturno e diurno prende tutti, perché ognuno ne fa alibi per i propri personali turbamenti dell'inconscio. E questa è la vera abilità di Traven, utilizzare l'inconscio per dipingere storie e fantasie che appaiono lontane dall'origine per cui sono state scritte, ma che legano in modo perfetto parole e invenzioni contro gli errori di una società che si trascina senza voler cambiare nulla. Così si scopre che il soldato pluripremiato con onorificenze e medaglie per la lunga resistenza in trincea e sulla linea di assalto, protagonista dell'ultimo racconto lungo della raccolta “Alla distinta signorina S...” è partito per la guerra con forti tensioni al suicidio per banale e incompreso amore, e che ogni suo atto di estremo coraggio è stato da lui compiuto nella 'completa indifferenza' per la situazione, teso unicamente a realizzare il proprio impegno a morire. Oppure in 'L'arte del pittore' l'arguzia dell'autore descrive un pittore deluso che sostituisce addirittura il suo dipinto ad un altro in una mostra importante in cui era stato rifiutato, manipolando l'ottusità dei cosiddetti amanti dell'arte fino a condurli, critici e pittori tutti, alla definizione accettatissima che 'il titolo di un quadro non deve avere nessun rapporto con il suo contenuto visivo' ... Mentre la potente metafora di 'l'Attore e il re', in cui l'alto ruolo
gerarchico del re vero si mischia a quello dell'attore che recita il re impedendo alla verità, in una sorta di rimbalzo incalzante, di
posizionarsi con precisione dentro a quello autentico, conducendolo confuso e privato dell'identità prima alla follia e poi alla morte.
E tra tutti 'Nella nebbia' è il racconto in cui l'autore fa emergere in tre sole pagine una sorta di 'sintesi universale' dell'uomo Vero: da una nebbia bianca e fitta al confine tra due trincee nemiche emergono in un silenzio totale due figure con due divise opposte, a 'nemmeno due passi
' l'uno dall'altro e 'non c'è paura nei loro occhi ma solo sbalordimento'. Due soldati nemici, isolati dalla nebbia, si guardano,
si salutano persino, confondono il loro respiro, non ricordano chi devono odiare e anche ammazzare, si stringono la mano e ritornano in
perfetto silenzio verso la propria trincea. 'Perché -scrive Traven - di fronte c'era un uomo'.
Graziella Pizzorno