OSKAR PANIZZA - Dialoghi nello spirito di Hutten
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titolo originale: Dialoge im Geiste Hutten's - 1897
traduzione dal tedesco di Andrea Chersi
finito di stampare nel mese di
dalla Tipolitografia..
per le edizioni CHERSIlibri – C.P. 67 – 25100 BRESCIA
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INTRODUZIONE
Ulrich von Hutten (1488-1523), cavaliere, grande umanista, scrittore e uomo d’armi, fu il primo poeta nazionale tedesco. Servendosi di una vena satirica ferocemente aggressiva, vagheggiò una Germania unita nel segno dei valori di Arminio, individuando nei prìncipi tedeschi e nella dipendenza dal papato le cause principali della decadenza della nazione.
E dunque quale migliore fonte di ispirazione per l’indiavolato Oskar Panizza? Mascheratosi stavolta da cavaliere teutonico rinascimentale, infilza qui con la sua satira tutto il decadentismo della fine secolo (1800) tedesca.
Queste cinque cannonate, questi cinque siluri, brillanti e beffardi, raggiungono le vette del sarcasmo, coinvolgendo tutto quanto in una (felliniana) passerella, tra alta sartoria liturgica e visionarie prefigurazioni.
Cinque dialoghi alla maniera rinascimentale, per convincere, per pungolare, per svegliare i tedeschi, già proni e pronti a sfilare come soldatini e ad eseguire gli ordini. Tutto inutile.
Nato nel 1853 nell’allora regno di Baviera, Oskar Panizza (di lontane origini italiane) ebbe vita disordinata e segnata dall’impronta materna. Laureatosi con lode in medicina, lavorò come psichiatra, ma i suoi interessi rimasero sempre letterari. Si lanciò (e con quale stile!) contro la tirannia del potere imperiale, ma attaccò con furore anche la Chiesa, allora onnipotente. Seguì la linea della Riforma tedesca, continuando la tradizione di Lutero, Cranach e Dürer dei libelli anticattolici così come dei fogli pubblicati nel Seicento sulla comparsa della sifilide in Europa durante il papato dei Borgia.
Poeta, scrittore acre e satirico, nel 1895 Panizza venne condannato dal tribunale reale di Monaco a un anno di prigione per “oltraggio alla religione” a seguito della pubblicazione del Concilio d’amore, il suo scandaloso capolavoro.
Dopo il carcere, emigrò dapprima in Svizzera e poi a Parigi, continuando la sua attività letteraria iconoclasta ed anarchica.
Col sequestro del suo ingente patrimonio fu ridotto alla fame e nel 1901 rientrò a Monaco, dove venne imprigionato con l’accusa di “lesa maestà”.
Ritornò quindi a Parigi, dove restò fino al 1904, allorché l’aggravarsi dei suoi disturbi psichici lo fecero decidere a consegnarsi nuovamente alla polizia bavarese, che si affrettò ad internarlo in ospedale psichiatrico fino alla sua morte, avvenuta nel 1921.
Oskar Panizza lasciò una corposa produzione, quasi completamente inedita.