Il 13 dicembre 1871, in un salone del Vaticano, due vecchi, uno vestito di bianco, l’altro vestito di rosso, stavano parlando.
Il vecchio in bianco era talmente decrepito che a volte perdeva la memoria e, come i bambini, ripeteva diverse volte le parole per capirne il senso. Costui era l’Infallibile, il Papa-Dio.
Il vecchio in rosso aveva la testa bianca ma l’aspetto severo e altero; era il fedele consigliere di Pio IX, il cardinale Antonelli. Aspettava ansioso la morte dell’Infallibile per salire sul trono papale.
- Tutto è perduto! Tutto è perduto! – mormorava l’Infallibile.
- Nulla è perduto per chi non perde coraggio.
- Nulla? Nulla è perduto?... Che cosa dunque ci rimane? Questi maledetti, questi banditi mi hanno strappato a una a una le mie province. Dove per secoli i papi miei predecessori hanno dominato come re, io vivo prigioniero: alle porte del Vaticano, da dove un tempo uscivano i papi nella gloria e nella magnificenza di questo mondo, un soldato dello Scomunicato, del maledetto Vittorio Emanuele, monta la guardia. Mi ha spogliato, mi ha reso più povero di Cristo, povero come Pietro, quando pescava con la sua rete per guadagnarsi un tozzo di pane.
- Oh, Papa! Tu possiedi ciò che non possedeva Gregorio VII dinanzi al quale i re e gli imperatori tremavano, come le belve delle foreste quando l’eclissi vela il sole; tu possiedi ciò che nessun papa, per grande che fosse, ha mai posseduto, tu sei Infallibile. Tu sei più grande del più grande dei mortali; tu sei più grande di Dio. Compiuta la sua opera, Dio si pentì; la fece inghiottire dal diluvio; tu, l’Infallibile, non devi, non puoi sbagliare, non puoi pentirti. Tu ti lamenti, e ti sei elevato così in alto da superare Dio; egli è tuo servitore, tu ordini e Dio ti ubbidisce.
- E che m’importa la grandezza, che m’importa l’infallibilità, se l’inesorabile vecchiaia distrugge il mio corpo, mi toglie i denti, mi offusca i sensi e non mi lascia che una sensazione: il torpore. Che m’importa la grandezza se le ulcere delle gambe mi inchiodano su una poltrona e mi tolgono l’appetito, questo dono che il più miserabile dei figli della terra possiede. Era l’eterna giovinezza, l’eterno piacere, che bisognava darmi.
- Imbecille! Com’è lenta la morte a consumare il tuo corpo che già non è altro che un sepolcro imbiancato! – pensò l’uomo in rosso, irritato dalle continue lamentele del Santo Padre.
- Che me ne faccio dell’infallibilità – proseguì piangendo
il Papa, - se i vermi senza occhi e senza orecchie divoreranno domani la carne dell’Infallibile!
- Ti imbalsameremo, ti pietrificheremo affinché il volto del primo Infallibile viva per sempre. Perché mai piangere come una donnicciola, mentre dovresti agire come un uomo? Il tuo corpo è debole perché hai permesso che i miscredenti abbattano il tuo spirito. L’uomo non vive solo di pane e di carne. Ritroverai il tuo vigore se riconquisterai il tuo potere; se diventi più potente dei Leone, dei Sisto, dei Gregorio; se al tuo cospetto i grandi tra i grandi s’inchinano; se ti levi, unico in piedi, tra la moltitudine umana in ginocchio, la fronte nella polvere.
- Chi compirà questo miracolo? – rispose il Papa galvanizzato dall’ardente ambizione del servitore che fu suo maestro.
- La fede!
- È morta.
- Morta? Noi la risusciteremo. Da mille anni abbiamo incatenato l’umanità ai cavalletti insanguinati; le strapperemo di nuovo le carni con ferri incandescenti perché la fede penetri nel suo cuore. La fede è figlia della paura, noi faremo tremare gli uomini.
- Non ne abbiamo la forza.
- I tuoi occhi dunque non vedono? Non vedi che tutto sta crollando? Il nostro potere vacilla malfermo, e tuttavia noi siamo gli unici in piedi tra le civiltà in rovina, perché siamo i rappresentanti dello spirito dei tempi passati, dello spirito che non muore, del passato che schiaccia l’atomo umano. Non vedi che la borghesia, questa borghesia che il secolo scorso trionfava su di noi per lo spirito, per il ridicolo e per la mannaia della ghigliottina, ossessionata dalle paure, si guarda intorno e cerca un protettore, un salvatore? Non vedi che i re, gli imperatori, sentendo la terra tremare si volgono a noi? Noi siamo l’ancora della salvezza, il rifugio della borghesia; perché noi guidiamo il gregge degli umani con la paura dell’ignoto, noi conosciamo le parole mistiche che spezzano le energie, domano le volontà e costringono la belva umana a lasciare il certo per l’incerto. Non vedi che come l’aquilotto che si dibatte per rompere l’uovo, la tetra classe dei lavoratori si agita convulsa per far scoppiare lo stampo della vecchia società. Tutte le classi privilegiate dovranno unirsi per soffocare il mostro prima che si schiuda. Non vedi che la paura delle rivendicazioni proletarie, che la paura dell’Internazionale, che la paura del comunismo ha unito in un sol fascio gli interessi delle classi dominanti di tutti i paesi? Per battere il socialismo è risuscitata la
Santa Alleanza. O Papa infallibile, siamo noi, lo spirito dei tempi passati, che prenderemo la testa della crociata contro i barbari della civiltà che vogliono distruggere ogni società, ogni morale, ogni giustizia.
- Cosa bisogna fare? – gridò con impeto il vecchio in bianco.
- Un miracolo.
- Un miracolo? – e la testa dell’Infallibile ricadde inerte e la sua voce si spense.
- Sì, un grande miracolo che abbagli la terra, che getti scompiglio tra le fila nemiche.
- Ma i tempi dei miracoli sono passati... Le ossa di San Pietro facevano miracoli; i fedeli le adoravano; sono arrivati gli anatomisti, le hanno esaminate con le loro mani appestate e hanno bestemmiato: “ma sono ossa di montone!” e le ossa miracolose hanno smesso di far miracoli. In Francia è apparsa la vergine Maria, ha parlato, ha camminato e gli infedeli sono scoppiati a ridere.
- Quelli sono miracoli di paccottiglia. Noi abbiamo bisogno di un miracolo per davvero, un grande miracolo. Sali in cielo e parla a Dio come si merita, Dio fa un po’ troppo i suoi comodi: poiché ha lavorato sei miseri giorni, crede che per lui tutti i giorni dell’anno debbano essere domeniche e lunedì. Che ne direbbe, che ne diremmo noi, se gli operai lo prendessero a esempio; Dio è un gran fannullone, scuotilo dalla sua pigrizia; che
faccia qualcosa per noi che facciamo tanto per lui; che cosa sarebbe Dio senza di noi? Non avrebbe neppure nome nella lingua degli uomini. Santo Padre, sali in cielo e riportaci sulla terra Gesù o lo Spirito Santo; con loro faremo miracoli e risusciteremo la fede.L’Infallibile era costernato.
- Salire in cielo! Io, così vecchio, così malato? – ripeteva coi gesti e la voce istupiditi.
- L’aria nuova, il piacere del viaggio ti rinvigoriranno. In cielo Dio ti toccherà le emorroidi. Il medico ti pronostica una nuova fistola anale; il dito dell’Onnipotente sanerà il tuo didietro. Su, spicciati a salire in cielo, io governerò al tuo posto.
La fistola era l’argomento irresistibile di Antonelli.
- Ma non mi metterai alla porta quando ritornerò – disse l’Infallibile inquieto.
- Oh, Santo Padre, io, vostro fedele servitore!
- Be’, salirò in cielo! – “Ma ti farò sorvegliare”, pensò l’uomo in bianco.“Ti possa rompere l’osso del collo in viaggio” replicò mentalmente l’uomo in rosso.
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