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Scena II

Il Papa, prima di prendere il biglietto per l’altro mondo, indossò i suoi ornamenti più belli; per precauzione riempì la sua borsa.
Rammentava il consiglio dell’oste che consacrò cavaliere Don Chisciotte: un po’ di denaro e qualche camicia sono indispensabili in viaggio.
Il Papa giunse alla porta del Paradiso verso le undici di notte. C’era ancora luce in portineria. Bussò leggermente: nessuna risposta. Bussò con più decisione. San Pietro s’affrettò ad aprire. Il suo volto era corrucciato, la sua faccia rubiconda fiammeggiava; si riprometteva di cacciar via in malo modo l’intruso che, così a sproposito, disturbava la sua conversazione notturna e quotidiana con il fiasco.


Scena III

A breve distanza dalla bicocca di Dio padre, il Papa-Dio incontrò un’allegra turba di donne e di ragazze, abbigliate con stoffe vistose e variopinte. La folla festosa s’assembrava attorno ad un giovane biondo, coi capelli lucidi e ricciuti, guance e labbra colorate del più bell’incarnato, mani grassocce e ricoperte di pietre preziose. Quel giovanotto fresco, carino e impomatato pareva non preoccuparsi che della sua capigliatura e dell’effetto del suo fascino sulle presenti. Quel cicisbeo era Gesù.
Oh, che differenza con Cristo il nazareno, il figlio del falegname, l’amico di Giovanni Battista, il pastore selvatico che dormiva nelle grotte e mangiava cavallette! Che differenza col Cristo che, allucinato dalla vista delle miserie umane, si ritirava nei deserti a digiunare per condividere i tormenti degli affamati; che, a piedi nudi, camminava per sentieri pietrosi e, su una dolce asinella, entrava trionfalmente a Gerusalemme; col Cristo che attirava coi suoi cenci divini un popolo di miserabili, che terrorizzava i preti e i ricchi e predicava la speranza ai poveri disperati! Che differenza col Cristo che gli schiavi della Roma antica avevano dolorosamente partorito; col Cristo, loro compagno di catene, crocifisso, come gli eroici gladiatori di Spartacus, il terribile ribelle! Che differenza col triste e magro Cristo del medioevo, simbolo delle miserie dei contadini! Quei Cristi sublimi, grandi come i dolori popolari, nati, torturati, crocifissi nel cuore delle masse plebee, quei Cristi sono morti! ... Rimane vivo solo il Gesù coi boccoli del Rinascimento, il Gesù borghese, il Gesù delle grandi dame e delle cortigiane, lo slavato giovane biondo.
Il Papa scandalizzato rimase a bocca aperta.


Scena IV

La vergine Maria, con una veste azzurra a strascico e senza cintura, veniva avanti con noncuranza.
Un piccione bianco, lo Spirito Santo, appollaiato sulle sue spalle tubava e le sfiorava amorevolmente le guance e il collo.Dietro veniva san Giuseppe; due corna gigantesche dalle numerose ramificazioni, gli ornavano la fronte. Le corna, all’inizio, intristivano il buon Giuseppe; ma dietro suggerimento della sua fedele compagna, egli consultò un giovane dottore e si acquietò lo spirito; gli fu detto che le corna testimoniavano una superiorità; cominciò ad amarle, osservò che le attenzioni di Maria aumentavano assieme alla loro crescita; finì per considerarle come la cosa più preziosa del Paradiso.
La vista del terzetto fece sorridere il Papa.
- Santa Vergine, madre mia – disse Gesù, - portaci qui lo Spirito Santo, mio padre secondo la carne.
- E tu, Piccione, che rappresenti lo spirito della famiglia, consiglia Pio IX.
- Quanto a spirito, chiedete a Gay-Lussac se ne ho, non di vino, ma divino, e ancora...
- Ormai è finito – interruppe il Papa.